Miei cari fratelli, a volte mi accorgo di abusare delle immagini. Però, ben vengano, quando esse servono a chiarire un’idea senza alterarla. Domenica scorsa, nell’omelia, dissi che nel momento dell’ascensione Gesù, introducendo l’umanità per la prima volta nel cielo, volle fare al Padre la presentazione ufficiale della sua futura sposa. Le reazioni del Padre? Non solo è rimasto felicissimo per la scelta operata dal Figlio, ma ha voluto fargli subito un dono nuziale. D’accordo con lui, ha inviato sulla terra il suo Santo Spirito col compito di “rendere più bella” la sposa. Sì perché la fidanzata è splendida. Ma con tante macchie sul volto, con molte rughe sulla fronte e con parecchie ferite nel corpo. Lo Spirito Santo è legato strutturalmente all’idea di giovinezza. È lui che dà alla Chiesa e, per essa, a tutta la terra, i brividi dei cominciamenti, l’estro dell’adolescenza, l’estasi dell’abbandono, il turbine della fantasia, i lampeggianti del genio, la novità dell’improvvisazione, le tenerezze dell’età dell’amore. Non per nulla l’idea dello Spirito Santo è sempre associata all’immagine del vento gagliardo, del terremoto, di lingue di fuoco. Del rinnovamento insomma. È lo Spirito Santo che presiede al restauro dell’umanità, e sovrintende alla cura di bellezza che il Padre ha disposto per la sposa del suo Figlio. Se le cose stanno così, non possiamo che implorare lo Spirito perché acceleri il ringiovanimento della nostra Chiesa. Non con il trucco effimero di un maquillage a fior di pelle, né con un superficiale intervento di restauro conservativo. Abbiamo bisogno di qualcosa di più profondo. La stanchezza ci disegna sul volto le grinze di senilità precoce e il pallore di una preoccupante anemia. Il nostro passo si trascina con la cadenza dei vecchi. Le nostre scelte hanno l’astuta prudenza di chi è vissuto troppo a lungo per lasciarsi travolgere dall’entusiasmo. Le nostre vedute miopi sono intrise più di rimpianto che di speranza. Le nostre veglie sono più popolate di memorie che di sogni. Le nostre parole si ispirano più al calcolo diplomatico che al coraggio profetico. Le nostre esperienze passate ci conciliano più con i sentimenti della paura che con l’audacia del rischio. Lo Spirito Santo ci travolga finalmente sotto una pioggia di lingue di fuoco. E alla nostra Chiesa, che giustamente va fiera dei suoi secoli di storia, comandi di avere sempre vent’anni (Tratto da “Non c’è fedeltà senza rischio” di Don Tonino Bello).
Preghiamo insieme
Fa’ che la Chiesa dimostri di averti ereditato davvero.
Spirito Santo, dono del Cristo morente,
trattienila ai piedi di tutte le croci,
quelle dei singoli e quelle dei popoli.
Ispirale parole e silenzi,
perché sappia dare significato al dolore degli uomini.
Che non è vano il suo pianto, e ripeta con il salmo:
Così che ogni povero comprenda
“Le mie lacrime signore raccogli”
Rendila protagonista infaticabile
di deposizioni dal patibolo,
perché i corpi schiodati dei sofferenti
trovino pace sulle sue ginocchia di madre.
In quei momenti poni sulle sue labbra canzoni di speranza.
E donale di non arrossire
mai della croce,
ma di guardare ad essa come l’antenna della sua nave,
le cui vele tu gonfi di brezza
e spingi con fiducia lontano.
(Don Tonino Bello)