L’Immacolata è il sigillo dell’ottimismo di Dio sull’umanità, il segno di quanto stimi l’uomo, di come abbia bisogno di ogni persona per portare a compimento la sua creazione ed essere Padre per tutti.
Questa piena comunione, possibile a tutti gli uomini, è frutto di un processo di crescita nella fede che è stato vissuto anche da Maria.
Ogni annunciazione è una chiamata da parte di Dio alla pienezza di vita, e nell’esistenza di Maria s’incontrano due importanti chiamate.
La prima annunciazione culminerà nella nascita dell’Uomo-Dio, la seconda in quella della discepola perfetta. Nella prima annunciazione, Dio, si rivolge “a quel che il mondo disprezza”, ad una donna sposata nella malfamata Nazaret e le chiede di diventare la madre di suo Figlio.
La seconda chiamata avviene in un clima altamente drammatico: tutto il clan familiare ha deciso di catturare Gesù ritenuto ormai demente (Mc 3,21-35). La richiesta dei famigliari di Gesù “Tua madre e i tuoi fratelli ti vogliono”, è interrotta dalla fredda risposta del Cristo:
“Chi è mia madre?…” Per Gesù suoi intimi sono solo quelli che lo seguono e come lui vivono la volontà del Padre traducendola in un amore incondizionato che si rivolge a tutti, prescindendo da categorie religiose, morali e sessuali.
Maria deve scegliere: o resta con il clan famigliare, che ritiene Gesù un matto, e salva così la sua reputazione, o segue il figlio, conosciuto per essere “un mangione e un beone, amico di pubblicani e peccatori”.
A Nazaret la Vergine s’era fidata dell’invito rivoltole dal suo Signore e da questo suo assenso era nato il Messia di Dio.
In questa seconda annunciazione, più sofferta e matura, Maria risponde ancora con un sì all’invito alla pienezza di vita che le viene dall’Uomo-Dio e che la condurrà a una nuova nascita: la sua.
Ora sarà la madre che rinascerà dal figlio: nuova nascita che avverrà “dall’alto”, da colui che, innalzato in croce, trasformerà la madre nella fedele discepola.