L’Avvento ci viene donato per alzare lo sguardo. Per costruire l’Arca. Per indossare Cristo. Gesù viene, continuamente, nelle nostre vite. Nella quotidianità del lavoro, della donna che macina, dell’uomo che lavora nei campi.
Viene furtivamente, il Signore e ci avverte: uno è preso, l’altro lasciato.
Uno incontra Dio, l’altro no. Uno è riempito, l’altro non si fa trovare.
E leggendo questa pagina, che non capiamo, che pensiamo parli di disgrazie e di fine del mondo, gridiamo: speriamo di essere lasciati!
No, affatto: speriamo di essere presi. Presi dall’amore. Rapiti dall’amore. Riempiti.
Dio è discreto, modesto, quasi timido, non impone la sua presenza, come la brezza della sera è la sua venuta. A noi è chiesto di spalancare il cuore, di aprire gli occhi, di lasciar emergere il desiderio.
Viene come un ladro, perché sa che siamo preziosi.
Sa che dentro la cassaforte del nostro cuore brilla il diamante del desiderio e dell’amore ancora da scoprire, ancora da donare.
Prende, rapisce, svuota. Perché solo dalla consapevolezza del nulla scaturisce il desiderio, si innesca la ricerca.
Voglio essere preso, Signore, ancora.
Trovati il modo di esserci. Stai sveglio nella tua anima.
Prega, ama, medita.
Ritagliati uno spazio quotidiano alla preghiera, per meditare la Parola. Magari regalati una domenica pomeriggio per fare un paio d’ore di silenzio e di preghiera, fai una piccola deviazione andando al lavoro per entrare in una chiesa.
Se vissuti bene, aiutano anche i simboli del Natale cristiano: prepara un presepe, addobba un albero, partecipa alla novena. Fai qualcosa, una piccola cosa, per chiederti se Cristo è nato in te, per non lasciarti travolgere dal diluvio di parole e cose che ognuno vive.