Due sono gli aspetti che mi ritornano in mente pregando sul Vangelo della XXVIII domenica del Tempo Ordinario (Mt 22,1-14):
- Dio per me (per noi) ha preparato qualcosa di speciale da cui non esclude nessuno;
- È necessario l’abito nuziale.
Ma cosa significa tutto questo nella vita di ogni giorno?
Il primo aspetto mi chiede di far crescere e far maturare questa consapevolezza in me. Sapere infatti che tutta la mia esistenza non è abbandonata a se stessa, che c’è qualcosa che aspetta anche me, che c’è qualcuno che si fida di me e mi ama al punto da offrirmi gratuitamente tutto il meglio che ha… beh questo mi rende diversa ogni giorno. Mi fa sentire amata. E chi si sente amato, vive con il cuore pieno, colmo d’amore, più predisposto ad amare.
Il secondo aspetto, per quanto più duro, non mi sembra sinceramente il rovescio della medaglia. No! Credo sia semplicemente la sua più diretta conseguenza: se ti senti chiamato, rispondi; se qualcuno ti invita, fai in modo di andarci e bene; se ti aprono le porte di una casa, tu ci entri pulendoti le scarpe; se ti invitano a una festa di compleanno, ci vai portando un regalo…
Come dire: quell’abito nuziale che il re si sarebbe aspettato, non è null’altro che l’atteggiamento con cui rispondo a Dio.
Perché è vero, fare la sua volontà sarà forse il desiderio e la convinzione di ogni cristiano, ma farlo davvero è tutta un’altra storia.
Al banchetto, come in Chiesa, vivendo i sacramenti o un atto di carità, frequentando un gruppo o un vivendo un momento di preghiera, posso andarci in molti modi.
Ma sarà proprio quel «come» a fare la differenza.
Per me (per noi) indubbiamente ci sono porte sempre aperte.
Ma per Dio c’è un cuore sempre aperto?
E un sì attento, generoso e pronto?
Il desiderio e la fede sincera siano l’abito da indossare.