L’opera del Verbo, già attiva al momento della creazione, è diventata palese per mezzo del legno della croce: su di essa Gesù ha allargato le braccia, riunendo giudei e pagani in un solo popolo ed esprimendo così l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità del suo amore che sorpassa ogni conoscenza.
Tutta la storia della salvezza si svolge fra due alberi: l’albero del frutto proibito e l’albero della vita piantato in mezzo al giardino.
Se vogliamo mangiare il frutto della vita, dobbiamo convertirci alla sapienza di Dio e non avere altro titolo di gloria che la croce del Cristo:
“Signore, riallacciami all’albero a cui appartengo: non ho senso se rimango da solo!”. (A. de Saint-Exupéry).
Icona del crocifisso e simbolo del mistero pasquale, la croce venerata come emblema di gloria ci ricorda prima di tutto che il Cristo ha meritato questa gloria subendo il supplizio degli schiavi.
E ci annuncia che se porteremo dietro a lui la nostra croce e moriremo con lui, allo stesso modo vivremo con colui che, innalzato da terra, attira a sé tutti gli esseri umani.