Ritroviamo in questa domenica una delle figure più affascinanti e misteriose di tutto il racconto evangelico, un personaggio che potrebbe risultare quasi una comparsa tanto è schivo e silenzioso ma che in realtà è forte e determinante.
Stiamo parlando di Giuseppe, lo sposo di Maria. Giuseppe può aiutarci a capire come affrontare le scelte più difficili, come fare un buon discernimento quando le condizioni si fanno dure e concitate.
Giuseppe si chiede: “Che n’è del mio sogno d’amore con Maria dopo ciò che è accaduto? Come reagire?”.
Giuseppe compie due passi fondamentali, uno più dettato dal suo buon senso e l’altro più dall’iniziativa del Signore.
Il primo passo: giustizia e rettitudine
La narrazione raggruppa tutte le scelte di Giuseppe intorno al forte termine: “era uomo giusto”.
Anzitutto, Giuseppe non si fa prendere dall’emotività, non scatta immediatamente sovrastato dalla rabbia o dalla paura, ma decide di fermarsi, di pensare, di prendersi del tempo per capire meglio: “pensò di…”, “mentre stava considerando queste cose…”.
Poi, Giuseppe non pensa solo a se stesso ma cerca il bene anche dell’altro. L’accusa di adulterio, rivolta a Maria, al tempo era punita addirittura con la morte per lapidazione.
Giuseppe però non si fa quindi guidare dal proprio onore, dalla volontà di conservare la propria apparenze, non giudica
Maria a partire dal suo (presunto) peccato, ma si sforza di trovare una soluzione che abbia per lei le minime conseguenze.
Il secondo passo: lasciarsi guidare dallo Spirito
Queste scelte, seppur nobili e sofferte, non bastano per Dio. Il Signore allarga molto di più lo sguardo di Giuseppe.
Anzitutto è interessante la modalità scelta dal Signore per dialogare con Giuseppe. È la condizione di massima passività – il dormire – e anche di massima ricettività, dove i confini del normale buon senso possono anche saltare o allargarsi, durante il sogno. Per capire insomma una situazione intricata e difficoltosa c’è bisogno di entrare in una dimensione altra, vedere le cose con un altro sguardo e soprattutto ricevere una Parola che viene dall’alto.
L’angelo gli chiede di “Non temere!”. Non è la paura che deve guidare le scelte. È sempre invece uno sguardo positivo, progettuale, sperando contro ogni speranza, ciò che conduce verso il bene e la gioia secondo Dio, anche se non tutto al momento è ben chiaro. È lo Spirito Santo che genera e conduce, lo stesso Spirito che porterà gli apostoli dopo la Risurrezione fino ai confini del mondo.
Ci chiediamo allora in questa domenica quali sono i tratti incarnati da Giuseppe che anche noi desideriamo sviluppare…
Siamo uomini e donne “giusti”, cioè capaci di cercare la scelta giusta nelle situazioni più intricate, non cedendo all’emotività e alla rabbia e non facendoci guidare solo dall’onore e dalla “bella faccia”?
Siamo disposti ad entrare nel progetto di Dio che può allargare il nostro sguardo chiedendoci di “amare di più”, “prenderci cura” di chi è più piccolo e fragile?