No, non siamo all’altezza di annunciare la Parola.
Eppure proprio noi, vuole, il Signore.
Noi che viviamo nell’oggi la profezia di un mondo diverso, passando in mezzo alle persone che ci accusano, perché i nostri limiti sono troppo ingombranti per rendere credibile il Vangelo che annunciamo. Noi che siamo stati pescati dal mare che è tenebra e paura per diventare, a nostra volta, pescatori di uomini da tirar fuori dal mare che è tenebra e paura. Stupendo. Solo che non è così semplice. Forze oscure ci allontanano da Dio e da noi stessi.
Benvenuti nel deserto che è la vita. È tempo di quaresima. Per due volte Luca insiste sul fatto che è lo Spirito a spingere Gesù nel deserto. Gesù ha appena ricevuto il battesimo ed è tentato: la tentazione colpisce sempre chi si avvicina a Dio, non chi se ne allontana o non se ne interessa.
Chi di noi non ha mai vissuto il deserto? E magari per più di quaranta giorni!
Chi non ha vissuto un momento, cioè, in cui ha avuto l’impressione che tutto gli crollasse addosso e di non sapere proprio come uscirne? Gesù sceglie di inoltrarsi nel deserto per decidere come fare il Messia. Le tentazioni sopraggiungono in un momento di fame. Quando abbiamo fame di Dio, quando abbiamo fame di affetto, quando abbiamo fame di pace, iniziano le difficoltà più grandi. Ho riletto molte volte le tentazioni del diavolo. Devo ammettere che sono piuttosto convincenti.
Il diavolo ha ragione: Gesù per fare il Messia deve curarsi bene, non trascurare la propria salute; dovrà convenientemente accordarsi con i poteri del tempo se vorrà avere risultati. Se Gesù userà qualche trucco stupefacente attirerà l’attenzione e manifesterà la sua potenza messianica… Insomma: se il diavolo portasse queste riflessioni al consiglio pastorale di una parrocchia, tenderei ad approvarle. Sono piene di buon senso. Per rendersi credibile, il male è sempre pieno di buon senso.
Un’altra cosa è interessante: l’avversario cita bene la Scrittura. La conosce, ovviamente, sa di cosa parla, e ne capovolge il significato, stravolgendolo. Questi quaranta giorni che ci sono donati per fare ascesi, cioè allenamento. Per fare più silenzio, per prendere maggiormente sul serio la preghiera, per decidere quale appetito deve dominare sui nostri sensi, per accorgerci del povero che ho accanto, per lasciare che la nostra anima ci raggiunga. E trovare il risorto, alla fine del cammino.