Per fare cosa?
La finalità è chiara: per proclamare alla gente di convertirsi, per cacciare i demoni, per guarire gli infermi.
La conversione è un atto libero e liberante e solo Dio converte, ci mancherebbe.
I demoni da cacciare sono numerosi e attivi: il demone del profitto, dell’egoismo, della violenza, della prevaricazione… Parti oscure che uccidono l’anima, che spengono l’uomo e che, invece, oggi figurano come inevitabili e, a volte, come necessarie e utili. I discepoli sono chiamati a svelare al mondo la verità, anche rispetto alle proprie incongruenze e alla proprie paranoie, svelando le bugie che ci impediscono di vedere.
Come continua a fare papa Francesco, affatto intimidito davanti al mondo, capace di alzare forte la voce (peraltro inascoltata) e denunciare le ipocrisie di un mondo che produce marginalità.
Per guarire gli infermi coloro che non sono fermi, stabili, fissi. Coloro, sempre di più, che vivono senza punti di riferimento, senza certezze che li convincano veramente.
Questo siamo chiamati a fare: invitare al cambiamento, cacciare la tenebra, dare certezze a partire dall’annuncio del Vangelo.
Gesù si preoccupa non solo del contenuto ma a che del metodo, del modo.
I discepoli sono mandati ad annunciare il Regno a due a due.
Non esistono navigatori solitari tra i credenti, tutta la credibilità dell’annuncio si gioca sulla sfida del poter costruire comunità. Al geniale guru solitario Gesù preferisce il faticoso percorso della condivisione fra anime: è l’amore che abbiamo fra di noi che annuncia, non la dialettica spettacolare.
Gesù ci tiene alla scommessa della convivenza, fatta per amore al Vangelo, pone quel a due a due come condizione prioritaria all’annuncio. La Chiesa non è il club dei bravi ragazzi, non ci siamo scelti, Gesù ci ha scelto per avere potere sugli spiriti immondi, anzitutto sui nostri spiriti immondi, i nostri modi di pensare che non sono secondo la purezza di Dio.
La Parola che professiamo e viviamo caccia la monnezza dai cuori, la parte tenebrosa che ci abita.
Fare comunione pone un limite alle ombre che abitano in ciascuno di noi: senza eliminarle, la luce che porta il vangelo ci illumina e, così facendo, ci rende luminosi gli uni per gli altri.
Gesù chiede ai suoi di essere essenziali: la Chiesa non è un’azienda che studia strategie di marketing adatte ai bisogni del mercato, non una holding del sacro che tenta di mantenere il potere, la Chiesa vive in relazione e in funzione del suo Maestro e Signore, attenta a occuparsi del compito affidatole: costruire il Regno in attesa del ritorno del Risorto.
L’organizzazione che si è venuta a creare in questi secoli è funzionale all’annuncio del Regno e tale deve restare. E se non lo è va abbandonata.
La storia ci insegna che troppe volte i compromessi sono stati la morte dell’annuncio.
Il cristiano non è qualcuno di appartato, di particolare, vive le stesse gioie e gli stessi dolori di ogni uomo, solo è abitato nel cuore da una speranza incorruttibile.
Il cristiano è anzitutto uomo e di un’umanità piena e dirompente, irrequieta e profonda.
Gesù chiede ai discepoli di stare, di vivere con, di appartenere a questo mondo, fecondandolo e facendolo crescere come fa il lievito con la pasta.