Eccomi, sono la serva del Signore

Eccomi, sono la serva del Signore

Un angelo

Maria è stata sfiorata da Dio.
Non sappiamo come. Sappiamo che ha avuto la certezza di una teofania, dell’irruzione di Dio nella sua vita. Non è stata un’illusione, ma una reale percezione nell’intimo, una profonda esperienza interiore. No, non fatico a credere che Dio si manifesti nell’anima di chi lo cerca. Che Dio sia altro dalle nostre convinzioni e non credo affatto che la fede sia un sentimento religioso. Ma un incontro reale. Talmente reale da spaventare. Maria, in quel saluto, capisce tre cose: deve rallegrarsi perché Dio l’ha riempita di grazia, perché il Signore è con lei.
Il saluto dell’angelo è un invito alla gioia.
Una gioia preventiva, a prescindere.
La gioia del cristiano. La gioia del sapersi in compagnia di Dio.
È piena di grazia perché Dio precede e suscita la nostra conversione, accompagna la nostra ricerca, orienta le nostre decisioni. Anche noi siamo pieni di grazia. Anche noi siamo riempiti, se prima abbiamo il coraggio di svuotarci.
Anche noi siamo capaci di Dio.

Turbamenti

Maria è turbata. Ci mancherebbe.
Come non essere travolti e stravolti dalla improvvisa visita di Dio? Come non cedere davanti al soffio di Dio? Alla bellezza dell’Altissimo? Come non provare un brivido quando ci rendiamo conto che Dio è, ed è presente, ed è bellissimo?
E ci visita? Maria è turbata, scossa. Dio è ed è lì.
L’angelo invita Maria a non spaventarsi.
E aggiunge: sarai madre. Ah, solo!
Il tuo sarà un grande figlio e sarà chiamato figlio dell’Altissimo.
Ma dai?
Regnerà sul trono di Davide. Parliamo del Messia, vero?
Gli angeli dovrebbe fare qualche corso sulla comunicazione.
E almeno qualche lezione di psicologia umana, almeno le basi!

Concretezze

Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché io non conosco uomo?». (Lc 1,34)
Sono le prime parole di Maria.
E sono come un treno in corsa.
Fino a qui l’abbiamo immaginata intimorita, un’adolescente sussiegosa che ascolta il roboante annuncio del principe degli angeli. Macché, non è affatto così.
Maria non è timida, né impacciata.
Mette i brividi vedere come tiene testa a Gabriele, come interagisce con determinazione e lucidità.
Le sue prime parole, una richiesta di chiarimento, svelano una donna adulta, una credente intelligente e posata, una persona concreta e con i piedi ben posati per terra.
Guardatela la ragazzina che interroga un ammirato messaggero celeste! Chissà se Maria, anni dopo, avrà ripensato alla scena quando ri-troverà suo figlio a discutere con i dottori nel Tempio.
Siate fiere, figlie di Eva, per tanta forza, tanta grazia, tanta audacia! Imparate, figli di Adamo, da tanta concretezza e determinazione.
L’adolescente che osa, che controbatte, che chiede.
Eppure è così che dobbiamo fare.

Spiegazioni

L’angelo spiega, interviene, non se l’aspettava.
Cala il silenzio. Tutto si ferma. Tutto è immobile.
Dio aspetta una risposta.
È giovane, Maria, certo, ma non sprovveduta.
Cosa sarebbe successo il giorno dopo? Con Giuseppe?
Con Anna, sua madre?

Il silenzio si interrompe. Maria ha scelto.
Sa che la sua vita non è sua, che è dono e ne fa dono.
Una risposta diretta, precisa, la sua, una disponibilità ragionata che rivela lo spessore dell’anima dell’adolescente.
Ci si prepara, alle grandi scelte, giorno per giorno, è pronta.
Sa che siamo tutti servi gli uni della felicità degli altri.
Sa che la vita o si dona o sfiorisce. Sa.
Se crediamo, con fatica ma tenacia, è grazie a quel “sì”.
Il sì pronunciato da un’adolescente in un buco di paese, sperduto nel nulla.
Sono qui grazie a quel sì. E inizia la salvezza.