Se tuo fratello commetterà una colpa contro di te, tu va’… Queste parole tracciano le regole di base per la convivenza fraterna. La prima: se qualcuno ti ferisce, tu non chiudere la comunicazione, non lasciare che l’offesa occupi tutta la scena, non metterti in atteggiamento di vittima o di sudditanza di fronte al male – questo lo renderebbe più forte -, ma fa tu il primo passo, riapri tu il dialogo. È il primo modo per de-creare il male, per esserne liberati.
Se ti ascolterà, avrai guadagnato tuo fratello.
Una espressione inusuale e commovente: «guadagnare» un uomo, «acquistare» un fratello, arricchirsi di persone. Il vero guadagno della mia vita corrisponde alle relazioni buone che ho costruito. Ogni persona vale quanto valgono i suoi amori e le sue amicizie. Una comunità si misura dalla qualità dei rapporti umani che si sono instaurati.
Dio è un vento di comunione che ci sospinge gli uni verso gli altri. Senza l’altro l’uomo non è uomo. Il Vangelo ci chiama a pensare sempre in termini di «noi».
Tutto quello che legherete sulla terra… Il potere di sciogliere e legare non ha nulla di giuridico, consiste nel mandato fondamentale di tessere nel mondo strutture di riconciliazione: ciò che avrete riunito attorno a voi, le persone, gli affetti, le speranze, lo ritroverete unito nel cielo; e ciò che avrete liberato attorno a voi, di energie, di vita, di audacia e sorrisi, non sarà più dimenticato, è storia santa.
Ciò che scioglierete avrà libertà per sempre, ciò che legherete avrà comunione per sempre. Nel Vangelo di oggi un crescendo di comunità. Fino alla affermazione ultima: dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro.
Non semplicemente nell’io, non semplicemente nel tu, il Signore sta tra l’io e il tu, nel legame. In principio ad ogni vita, il legame, come nella stessa Trinità.
La costruzione del mondo nuovo inizia dai mattoni elementari io-tu, dalle relazioni quotidiane. Ma c’è un terzo tra i due, un terzo tra me e te, il cui nome è Amore: collante delle vite, forza di coesione degli atomi, unità dei mondi.
È tra noi, ad una condizione: che siamo riuniti nel suo nome. Non per interesse, non per superficialità, non per caso, ma nel suo nome: amando ciò che lui amava, preferendo coloro che lui preferiva, sognando il suo sogno di un mondo fatto di fratelli, dove il giusto e il peccatore, il violento e l’inerme si tengono per mano; dove Abele diventa capace della più grande follia, la divina follia di prendersi cura di Caino ( se tuo fratello ti ha fatto del male, tu và… ), per essere liberi dal male come l’unico libero. Come potremmo non essere liberi se fra noi è la Libertà stessa?