Lo Spirito Santo, artefice delle opere di Dio, è il Maestro della preghiera (CCC 2735).
Una costatazione dovrebbe innanzi tutto sorprenderci. Quando lodiamo Dio o gli rendiamo grazie per i suoi benefici in generale, noi non ci preoccupiamo affatto di sapere se la nostra preghiera gli è gradita. Invece abbiamo la pretesa di vedere il risultato della nostra domanda.
Qual è, dunque, l’immagine di Dio che motiva la nostra preghiera: un mezzo di cui servirci oppure il Padre del Signore nostro Gesù Cristo? (CCC 2736)
Siamo convinti che “nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare” (Rm 8,26)
Chiediamo a Dio “i beni convenienti”?
Il Padre nostro sa di quali cose abbiamo bisogno, prima che gliele chiediamo [Mt 6,8], ma aspetta la nostra domanda perché la dignità dei suoi figli sta nella loro libertà. Pertanto è necessario pregare con il suo Spirito di libertà, per poter veramente conoscere il suo desiderio [Rm 8,27]. (CCC 2737)
“Non avete perché non chiedete; chiedete e non ottenete perché chiedete male, per spendere per i vostri piaceri” (Gc 4,2-3; 1,5-8; 4,1-10; 5,16).
Se noi chiediamo con un cuore diviso, adultero [Gc 4,4], Dio non ci può esaudire, perché egli vuole il nostro bene, la nostra vita.
“O forse pensate che la Scrittura dichiari invano: fino alla gelosia ci ama lo Spirito che egli ha fatto abitare in noi?” (Gc 4,5). Il nostro Dio è “geloso” di noi, e questo è il segno della verità del suo amore. Entriamo nel desiderio del suo Spirito e saremo esauditi: “Non rammaricarti se non ricevi subito da Dio ciò che gli chiedi; egli vuole beneficiarti molto di più, per la tua perseveranza nel rimanere con lui nella preghiera” [Evagrio Pontico, De oratione, 34].
Egli vuole “che nella preghiera si eserciti il nostro desiderio, in modo che diventiamo capaci di ricevere ciò che egli è pronto a darci” [Sant’Agostino, Epistula 130]