Oggi le letture si aprono (Atti 6,1-7) con un episodio relativo ai primi cristiani: il loro numero crebbe tanto che gli apostoli non riuscirono più a occuparsi di tutto, sicché fecero scegliere sette collaboratori (i futuri diaconi) ai quali affidarono la pratica della carità, riservando a sé la predicazione e la preghiera. A distanza di duemila anni i primi pochi fedeli sono diventati milioni, e perciò la divisione dei compiti nella Chiesa si è di molto sviluppata; ma quel primo provvedimento indica la strada: la Chiesa non è dei vescovi e dei preti, ma di tutti i battezzati, e tutti hanno il diritto-dovere di sentirla come la propria famiglia spirituale, nella quale operare in forme diverse, secondo le proprie capacità, ma concordi, per il bene comune.
Nel vangelo (Giovanni 14,1-12) colpiscono due espressioni di Gesù.
La prima, che già introduce alla prossima festa della sua ascensione al cielo, è una consolante promessa: «Vado a prepararvi un posto». Ma di che posto si tratta? È un posto invitante, appetibile? E non sarà troppo faticoso arrivarci? Esplicite o implicite, sono le domande di tutti, cui la seconda lettura (1 Pietro 2,4-9) risponde ricordando anzitutto la nostra dignità: «Voi siete stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato e ha chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa». Gesù risponde più semplicemente ma con parole ancora più avvincenti: «Vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi». Essere per sempre con lui: esiste forse una prospettiva migliore? E se anche richiede impegno, forse che non lo vale? L’impegno: quale? In che direzione? Come si raggiunge quel posto preparato per noi? A Tommaso che gli pone le stesse domande, Gesù risponde con la seconda espressione basilare del vangelo di oggi: «Io sono la via, la verità e la vita». Per arrivare a quel posto, per conseguire l’unica meta in grado di dare senso al nostro andare di anno in anno, di giorno in giorno, Cristo è la via: occorre cioè aderire a lui, seguire le sue orme, fidarsi delle sue indicazioni di viaggio. Perché lui è l’unico a dare sempre quelle giuste; nel frastuono di voci che ci rimbombano dentro e intorno, tra i tanti sedicenti maestri che ci mitragliano di insegnamenti dagli schermi televisivi o dalla carta stampata, occorre distinguere la “sua” voce, perché Cristo è non una ma “la” verità. Di fronte agli sforzi immani della scienza che a questa vita sa dare soltanto qualche giorno in più, occorre ricordarlo sempre: lui è l’unico capace di abbattere la barriera della sua conclusione terrena; Cristo è la vita, quella vera, totale, senza fine. E la vita che è lui, nella sua incommensurabile bontà egli intende comunicarla a chi decide di accoglierla, seguendo le sue orme. «Vado a prepararvi un posto, perché dove sono io siate anche voi».