La Passione di nostro Signore

La Passione di nostro Signore

In questa settimana per due volte la Chiesa si rac­coglie nella lettura della Passione di Cristo, del patire di un Dio appassionato. La lettura più bella e regale che si possa fare, dove tutto ruo­ta attorno alle due cose che toccano il nervo di ogni vita: l’amore e il dolore, la lingua universale dell’uomo. Lo ha capito per primo, sul Calva­rio, non un discepolo, ma un estraneo. Alla morte di Gesù, infatti il primo atto di fede è quello di un lontano, un cen­turione pagano: “davvero co­stui era figlio di Dio”. Non da un sepolcro che si apre, non dallo sfolgorio di luce, di gior­ni nuovi, di un sole mai visto, no, ma davanti e dentro la te­nebra del venerdì, vedendo­lo sulla croce, sul patibolo, sul trono dell’infamia, un verme nel vento, questo sol­dato esperto di morte dice: era figlio di Dio. Morire così è rivelazione. Morire d’amo­re è cosa da Dio. Il nostro Dio è differente. Perché è salito sulla croce? Per essere con me e come me. Perché io possa essere con lui e come lui.

Essere in croce è ciò che Dio, nel suo amore, deve all’uo­mo che è in croce. L’amore conosce molti doveri, ma il primo di questi doveri è di es­sere insieme con l’amato, co­me una mamma quando il figlio sta male… e vorrebbe prendere su di sé il male del suo bambino, ammalarsi lei per guarire suo figlio. Dio en­tra nella morte perché là va ogni suo figlio. Per trascinar­lo fuori, in alto, con sé. La croce è l’abisso dove Dio di­viene l’amante. È qualcosa che mi stordisce: un Dio che mi ha lavato i piedi e non gli è bastato, che ha dato il suo corpo da mangiare e non gli è bastato. Lo vedo pendere nudo e disonorato, e devo di­stogliere lo sguardo. Poi giro ancora la testa e riguardo la croce e vedo uno a braccia spalancate che mi grida: ti a­mo. Proprio me? Sanguina e grida, o forse lo sussurra, per non essere invadente: ti amo.

C’erano là molte donne che stavano ad osservare da lon­tano. Piccolo gregge sgo­mento e coraggioso: la chie­sa nasce dalla contemplazio­ne del volto del Dio crocifisso (C.M.Martini), la chiesa na­sce in quelle donne, che han­no verso Gesù lo stesso sguardo di amore e di dolo­re che Dio ha sul mondo. Le prime «pietre viventi» sono donne. Per diventare chiesa, dobbiamo anche noi sostare con queste donne accanto alle infinite croci del mondo dove Cristo è ancora oggi crocifisso nei suoi fratelli, di­sprezzato, umiliato, ricaccia­to indietro, naufragato. Con santa Maria e le donne sen­tiamo nostra la passione di ogni figlio dell’uomo: il mon­do è tutto una collina di cro­ci. Restiamo accanto, a por­tare conforto, speranza, pa­ne, umanità, vita. Solo così sentiremo a Pasqua che «ro­tola armoniosamente la no­stra vita nella mano di Dio» (Etty Hillesum).