Notti insonni
Matteo ci racconta stringatamente della nascita di Gesù, ma dal punto di vista di Giuseppe. Dalla discendenza di Davide doveva provenire il Messia, e Giuseppe proviene da quella discendenza. Maria e Giuseppe sono fidanzati, hanno un regolare contratto di matrimonio stipulato dai rispettivi genitori. Maria è giovanissima, Giuseppe non lo sappiamo. Quello che Matteo vuole dirci, però, è decisamente più semplice: l’unico a sapere che quel bambino non era suo è proprio Giuseppe. Osiamo immaginare la sua notte insonne di maschio ferito? La disperazione, la rabbia, il desiderio di vendetta? Vendetta a portata di mano, e benedetta dalle leggi che gli uomini attribuiscono a Dio, spesso: lapidazione. Una donna adultera va lapidata, non ci sono storie. Giuseppe, per essere devoto e ligio alla Legge di Dio deve far uccidere la sua futura sposa. Alcuni studiosi sostengono che tale pratica non era più in voga in quel tempo, ma l’onta e il disonore sì. E Giuseppe, per essere devoto e ligio alla Legge “vera” di Dio che porta nel cuore, decide di mentire.
Pio bugiardo.
Dirà al rabbino di non volere più sposare Maria, che si è stancato di lei. Maria tornerà mestamente alla casa dei suoi, nessuno la vorrà più come sposa, ma, almeno, avrà salva la vita e l’onore. È giusto, Giuseppe, perché non giudica secondo le apparenze, perché non brandisce la Legge di Dio come una clava. È giusto, perché lascia prevalere la misericordia e l’amore alla vendetta, al suo orgoglio ferito.
Sogni
La decisione è presa. Ora arriva un po’ di sonno, mentre l’ultima stella della sera scompare. Il sonno è agitato, confuso. E Giuseppe sogna. Sogna di angeli rassicuranti, di spiegazioni misteriose, di un figlio che è di Dio ma che avrà il nome del falegname. A Maria Dio chiede un corpo, a Giuseppe di portare la croce di allevare un figlio non suo. Come i tanti padri che tirano la carretta ogni giorno, senza far pesare in famiglia la situazione finanziaria traballante, ingoiando rospi, lasciando da parte loro stessi. A Giuseppe è chiesto di prendere la dura realtà come proprio sogno. Ora capisce il sogno, perché ha scelto di non seguire l’odio che portava nel cuore. È libero, Giuseppe.
Giusto e sognatore.
Giuseppe è il patrono silenzioso di chi aveva dei progetti ed ha accettato che la vita glieli sconvolgesse. Dio ha bisogno di uomini così. Di credenti così. Pochi giorni al Natale, Giuseppe, dal silenzio in cui è rimasto, custode e tutore della santa famiglia, veglia su di noi e ci chiede di imitare la sua grandezza.