Gesù è stato chiaro: sei beato, cioè felice, se il tuo cuore è puro, mendicante, giusto, bramoso di pienezza, disposto a lottare anche se perseguitato, capace di superare il pianto e il dolore.
Sono beato, sì. Sono felice, certo.
Non perché sono giunto a destinazione. Ma perché, ne sono certo, sto camminando nella giusta direzione, quella della compassione.
Quella della misericordia. Quella dell’abbraccio di Dio.
Come?
Vivere nella giustizia, anzitutto.
Senza compromessi, senza pigrizia, senza cedimenti.
Coerenti senza diventare fanatici, misericordiosi, non intransigenti. Ed evitare di giudicare e di vivere schiavi del giudizio altrui. Purificare il linguaggio sempre più violento.
Aprire il cuore alla compassione verso chi ha fame (di pane, di attenzione, di giustizia), saziare chi è afflitto nel cuore dedicandogli tempo e ascolto.
È così povero di verità e di umanità questo nostro mondo!
Così insipido e scuro! Così rassegnato e pieno di rabbia!
Persone scontente, sempre, di tutto, che alternano momenti di cupa rassegnazioni a scatti d’ira e di follia!
Se hai perso il sapore, è perché non sei mai stato sale.
Che sia questa l’origine della profonda crisi che sembra attraversare la fede delle nostre comunità?
Se fosse, semplicemente, questa la ragione di tanta stanchezza, di tante inopportune contrapposizioni, di tanto vittimismo?
E se, allora, questo magnifico tempo di grazia, non di disgrazia, ci fosse donato per tornare alla sorgente della luce?
All’origine del sapore delle nostre vite?