Questa storia che si incarta sempre negli stessi errori si può salvare?
Questo uomo che cresce in ogni conoscenza ma non nella saggezza, si può redimere? E di più e peggio: questo Dio che si è svelato, alla fine, ha cambiato qualcosa? Cosa stiamo per celebrare fra qualche settimana? Una innocua e insopportabile fiera della bontà?
Dubbi su dubbi. Lo ha avuto Giovanni questo coraggio e lo abbiamo anche noi. E se ci fossimo sbagliati?
Andate a dire a Giovanni
Gesù non dà una risposta ai discepoli del Battista. E nemmeno a noi.
Ci lascia nel dubbio. Ci obbliga a fare un salto. A vedere oltre.
E riprende la profezia di Isaia, della prima lettura di oggi.
I ciechi vedono. I sordi odono. I muti parlano. I morti risorgono.
Sì, è vero. Ma quanti ciechi e sordi e muti e morti sono rimasti tali.
Nulla di eclatante, briciole, segni sfumati. È lo sguardo che cambia.
Gesù non rassicura Giovanni. Non rassicura noi. Ci dice di spalancare lo sguardo. Dice a Giovanni e a noi: guardati intorno.
Guardiamoci intorno e riconosciamo i segni della presenza di Dio: quanti amici hanno incontrato Dio, gente disperata che ha convertito il proprio cuore, persone sfregiate dal dolore che hanno imparato a perdonare, fratelli accecati dall’invidia o dalla cupidigia che hanno messo le ali e ora sono diventati gioia e bene e amore quotidiano, crocefisso, donato.
Guarda, Giovanni, guarda i segni della vittoria silenziosa della venuta del Messia. Anch’io li ho visti, quei segni.
Anch’io ho visto la forza dirompente del Vangelo, ho visto persone cambiare, guarire, scoprire. Anch’io ho visto nelle pieghe del nostro mondo corrotto e inquieto gesti di totale gratuità, vite consumate nel dono e nella speranza, squarci di fraternità in inferni di solitudine ed egoismo. Ho visto e vedo i tanti segni del Regno.
Ho visto me. E quanto il Vangelo mi ha cambiato.