Non è consigliabile invitare a pranzo Gesù, almeno per i farisei. Ogni volta che hanno provato a farlo, Gesù gli ha mandato a rotoli il pranzo.
E “diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti”. Non è la prima volta che Gesù rimprovera i farisei di scegliere i primi posti. Queste persone tanto pie, tanto devote, sono divorate dall’ambizione, dal desiderio di primeggiare.
Quindi Gesù consiglia: «Quando sei invitato va a metterti all’ultimo posto», ma attenzione, non per umiltà, non per modestia, ma per amore, per far sì che l’altro possa avvantaggiarsi.
I primi posti nelle mense erano quelli dove si era serviti prima e meglio, allora scegliere l’ultimo posto non è per un senso malsano di umiltà o di chissà altro, ma è per amore, per favorire l’altro.
Ma, ripeto, questo non per un senso di modestia; sempre per un senso d’amore. Scegli sempre il bene dell’altro, allora, quando scegli sempre il bene dell’altro il Signore, che vede, penserà lui al tuo bene. Quindi Gesù inverte la scala dei valori della società dove tutto viene fatto con interesse e invita a scegliere la sua via, che è quella del dono.
E poi “Disse a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini»”. Qui ci sono quattro aspetti che riguardano i rapporti di amicizia, parentela, di interesse, potremmo dire, una cricca che è legata dall’interesse, dai propri affari. Quindi sono legami di amicizia, di parentela, di interesse, sono legami che sostengono una società che si auto-protegge, a scapito degli altri. Quindi non invitare per difendere i tuoi beni e il tuo benessere, «Perché a loro volta non ti invitino. Al contrario quando offri un banchetto, invita gli esclusi». Qui Gesù elenca quelli che erano gli esclusi che non potevano entrare al tempio ed erano esclusi dal sacerdozio: i poveri, gli storpi, zoppi e ciechi. “«E sarai beato»”. Ecco disseminate nel vangelo troviamo tante beatitudini, cioè l’invito alla pienezza della felicità. La felicità non consiste nel fare le cose per interesse, ma fare le cose per amore, nel donare.