Dio ha bisogno di lasciare le risse teologiche del tempio, le inutili contrapposizioni di chi si prende a scarpate in nome dell’Altissimo, per trovare una famiglia, una casa, una cena.
Per poter essere se stesso, rincuorato, accudito.
Il nostro è il Dio del pane, del buon profumo della pietanza che cuoce, del fiore di campo messo in centro al tavolo per festeggiare l’ospite. Il Dio delle piccole cose.
Maria e Marta rappresentano le due dimensioni della vita interiore: la preghiera e l’azione.
Maria ascolta con attenzione le parole del Maestro, le manda a memoria, se ne abbevera.
All’origine di ogni fede, il cuore di ogni esperienza religiosa è e resta l’incontro intimo e misterioso con la bellezza di Dio.
Rimettiamo la preghiera e il silenzio nel cuore della nostra giornata, come sorgente di serenità e di gioia. Anche durante l’estate portiamo con noi in vacanza il desiderio di entrare nella nostra anima, magari seduti ad ascoltare le onde del mare.
Marta realizza la beatitudine dell’accoglienza, la concretezza dell’amore e dell’ospitalità.
Non esiste una preghiera autentica che non sfoci nel servizio.
Marta viene invitata a non agitarsi (non a smettere di cucinare!) e ad attingere il suo servizio dall’ascolto (non dalla clausura…).
Marta e Maria sono la rappresentazione di come deve essere condotta la nostra vita di fede.
S. Bernardo, in Valle d’Aosta, costruì su un alto colle un ospizio che accoglieva i pellegrini di passaggio sulla via Francigena. Ai suoi monaci diede un motto: Hic Christus adoratur et pascitur. Qui Cristo è adorato e sfamato.
Marta e Maria. Dio ci rende visita. Il nostro Dio ci rende visita.
Soprattutto quando non ce lo aspettiamo.