I segni di cui parla Gesù sembrano realizzarsi. Guerre infinite, miseria dilagante, i poveri del mondo che premono per entrare in quelle che pensano essere terre di fortuna; violenza, mancanza di rispetto, aggressività, rabbia, contrapposizione finanche nella Chiesa…
Sì, direi che ci siamo: è proprio la fine del mondo.
Verissimo. È la fine di questo mondo.
Di un mondo costruito sull’inganno, sul narcisismo, sulla spavalderia.
Perché è già iniziata un’altra Storia. Si tratta solo di saperla leggere.
Il linguaggio è quello in uso all’epoca di Gesù, fatto di immagini enigmatiche e di iperboli, non da prendere alla lettera ma da interpretare correttamente. Ed è un messaggio di speranza che non spaventa ma rassicura: cadono le stelle, cioè una visione superficiale e superstiziosa di vedere Dio. Era l’ora. La fede c’è ancora, certo, ma spesso superficiale ed emotiva, piccina e mondana, litigiosa e partigiana.
Confidiamo fiduciosi: ciò che crolla sono gli astri, non la Chiesa.
Le chiesuole arroccate sulle proprie posizioni, non le comunità che non riducono la fede a retaggio sociale. Anche nella nostra fede, ciò che crolla è ciò che abbiamo aggiunto, spesso allontanandoci dal Vangelo.
Crolli l’inutile. Resti l’essenziale e il vero.
Gli angeli arrivano dai quattro punti cardinali per radunare i discepoli.
E ne conoscono tanti, anche più di quattro. Uomini e donne che vivono nella profezia, che incoraggiano, radunano, motivano, soccorrono.
Angeli che incontriamo ogni giorno, ogni domenica, che radunano, invece di disperdere, che costruiscono, invece di demolire.
Il fico, nella Scrittura, richiama sempre alla Parola, alla Scrittura che è dolce al palato proprio come il frutto del fico.
E Gesù richiama tutti ad accogliere la Parola che dimora, che resiste.