«Guardatevi dagli scribi»

«Guardatevi dagli scribi»

Gli scribi ci cui parla Gesù sono uomini religiosi, autorevoli, che hanno fatto della loro fede, della loro scelta, del loro ruolo sociale un idolo.

Gli scribi sono descritti da Gesù come persone vanitose e che fanno del loro servizio una smisurata ricerca di potere. Amano indossare una divisa per farsi riconoscere, amano il rispetto timoroso dei poveri cittadini, amano essere considerati come dell’autorità, sono sempre presenti agli eventi sociali e non perdono l’occasione per mettersi in mostra.

La loro fede è diventata occasione di prestigio e di ostentazione.

Gli scribi divorano i denari delle vedove.

Se la vedovanza già rappresenta uno stato di grande dolore, di lacerazione interiore, di frantumazione di affetti, restare vedove. al tempo di Gesù, era una vera e propria tragedia.  Senza servizi sociali, senza appoggio dalla famiglia, spesso la vedova si vedeva costretta, per vivere, a mendicare o, peggio, a prostituirsi. La condizione della vedova, perciò, era la peggiore che si potesse immaginare: sola, senza sussistenza economica, disprezzata perché mendicante o prostituta.

Ma ricercata dagli scribi che riuscivano a ricevere donazioni od elemosine da donne rimaste sole e plagiate in nome di Dio.

La bramosia ha accecato il loro cuore, come rischia di accecare il nostro. Succede, dobbiamo ammetterlo. Tutti santi, in teoria, e mossi da grandi principi. E, almeno a parole, liberi dall’ostentazione.

Poi si litiga, santamente, per avere un ruolo o quando questo ci viene tolto.

La vedova del Vangelo mette quel poco che ha per il Tempio, per Dio.

Non sa dove finiranno i soldi, forse saranno disprezzati dal sacrestano del Tempio, forse serviranno a comperare detersivo per i pavimenti… poco importa, il suo gesto è assoluto, profetico, colmo di una tenerezza infinita. Dona quel poco che è per Dio. L’elemosina che fa è del suo cuore, di ciò che è, perché non ha nulla. Si mette in gioco, ci sta, non delega ad altri, nemmeno ai soldi che potrebbe forse avere.