Amareggiato per la reazione della folla che ha saziato e che non ha capito nulla del significato del segno che ha fatto, il Maestro inizia una disputa con la gente che lo ha raggiunto.
Ha parlato di pancia piena, ha invitato a cercare l’unico pane che sazia, ha ribattuto colpo su colpo alle obiezioni delle persone che, in fondo, volevano solo mangiare gratis, non certo convertirsi.
Alza la posta, il Signore, in quello che sarà il più duro scontro con i suoi discepoli.
Non accetta le mezze misure, non fa compromessi, figuriamoci. Tira diritto perché in gioco c’è la vita eterna, cioè la vita dell’Eterno.
L’unico pane che sazia, afferma, è lui.
Dio è il cibo del mondo, è colui che può portarci ad un livello di comprensione della realtà inatteso e spalancarci alla condivisione.
Facendosi cibo, nutrendo la nostra anima, Dio ci dona la vita e questa vita ci aiuta a risolvere le grandi questioni irrisolte del mondo.
Molte di queste questioni, la povertà, la fame, siamo noi a doverle affrontare, come il ragazzo del miracolo, senza aspettare che sia Dio a soffiarci il naso.
Gesù chiede di cibarci di lui, di mangiare la sua carne.
Con il termine carne, in Israele, si intende la pienezza della persona, compresa la fragilità.
Non si tratta più solo di cibarsi della Parola, della dottrina del Maestro, ma di assumerlo nella sua totalità.
Gesù parla di questo dono semplice e tremendo, gioioso e durissimo, che ci obbliga alla fede, che ci scardina dalle abitudini, che è l’Eucarestia.
Ogni domenica ci raduniamo per ripetere la cena, un gesto di caldo affetto e di obbedienza al Maestro, ogni domenica ci nutriamo del pane della Parola e del pane Eucaristico, custodiamo questo pane nelle nostre Chiese per i nostri malati, per segnalare una Presenza nel caos anonimo delle nostre città.
Siamo qui per questo, per questo ci raduniamo, perché affamati, perché abbiamo urgente bisogno di saziare il cuore, di illuminare il cammino, di credere, finalmente, senza ambiguità, senza ritrosia. Credere con tutto il cuore e con tutta l’anima.
Perciò san Paolo, nella seconda lettura, può dire che l’incontro col Maestro ti cambia la vita, ti cambia dentro.
Che non fai più le cose di prima, perché le fai per scelta, con gioia, non per un ipotetico moralismo che ti blocca e ti castra, ma per una conversione profonda che inizia con l’incontro con Cristo e che dura per tutta la vita.
Così il libro dei Proverbi, nella prima lettura, ci invita al banchetto di Dio, a mangiare insieme acquistando saggezza, acquistando intelligenza, l’intelligenza che ci permette di leggere la nostra vita con lo sguardo di Dio.