C’è uno studio molto interessante di un autore tedesco, intitolato Croce e Trinità, in cui si cerca di mostrare come la Trinità si esprima nella croce e quasi non possa esprimersi che nella croce.
Io dico più semplicemente così: umiltà, porta della Trinità.
Perché Gesù si presenta così umile, indifeso e quindi perdente in questo mondo? Certamente, per un motivo ascetico: Gesù sa che l’orgoglio ha rovinato l’uomo e quindi l’uomo va rifatto passando per la via dell’umiltà.
Ma c’è pure un motivo teologico: in questo modo Gesù ci fa capire qualcosa della Trinità.
Per questo le religioni che alla fine esaltano il successo mondano non riescono ad ammettere l’idea del Dio trinitario.
Mentre invece l’umiltà di Gesù ci apre qualche spiraglio per intuire qualcosa della Trinità, dove, come sappiamo, per quanto lo si possa esprimere con parole umane, ogni persona divina è tutta in relazione all’altra. Nessuno si chiude in sé, ma tutto si dona all’altro. È quell’atteggiamento che noi umanamente chiamiamo amore: uscire da se stessi per donarsi tutto all’altro. Per questo, Dio-Amore è rappresentato al meglio dal Gesù umiliato, povero, sofferente, crocifisso. Il crocifisso è perfetta rivelazione del Padre e della Trinità. La via cristiana è il penetrare nella preghiera e nell’esperienza concreta questa verità. L’ uomo si realizza nel dono di sé. Non nel vincere se stesso mettendosi al centro. E quindi umiltà e sacrificio sono la via alla vera umanità e alla vera pace.
Ne consegue anche quella verità politica espressa così incisivamente da Giovanni Paolo II con le parole:
«Non c’è pace senza giustizia – Non c’è giustizia senza perdono ».
La giustizia evangelica non vanifica la giustizia della creazione, perché la situazione dello schiavo è ingiusta. La difficoltà continua dell’agire cristiano è proprio quella di tenere sempre insieme giustizia della creazione e giustizia del Regno.
Giustizia della creazione, perché a ognuno va dato il suo e non è accettabile né sfruttamento, né oppressione, nessuna di queste realtà che umiliano la dignità umana. Ma d’altra parte non è con i mezzi della violenza, della forza, della distruzione del nemico che viene superata questa situazione, ma attraverso il dono di sé, secondo lo spirito evangelico.
È lo squilibrio della croce, la follia della croce. Così si rilegge la storia del mondo come promozione vera e profonda dell’uomo e dei valori dell’uomo, non attraverso la via della forza e nemmeno della legittimità del diritto, ma attraverso la via del perdono e della misericordia.
Queste tematiche sono certamente oggi molto vive.
Riusciremo a sconfiggere il terrorismo semplicemente con la violenza, la forza, l’oppressione? Oppure creeremo così nuove forme di aggressione e di terrorismo?
Questo è il grande dilemma. Perciò è proprio qui che si gioca anche questo «nodo politico». Lo Spirito Santo deve illuminarci molto sul come noi cristiani possiamo esprimere, proprio a partire dalla nostra condizione di minoranza e di povertà, questi valori. Mentre anche la comunità cristiana è tentata, in situazioni di minoranza, di farsi valere con la forza del diritto e qualche volta con la forza fisica per difendere i suoi privilegi. Cosa che può anche essere importante, ma che deve tenere conto di come una comunità cristiana acquista il suo valore di messaggio evangelico e non semplicemente di protezione di un clan, di un gruppo sociale che si difende dando spallate a destra e sinistra e cercando di farsi valere.
Carlo Maria Martini