Oggi ci mischiamo fra la folla, lo vediamo scendere da Betfage, in mezzo agli ulivi, attraversa il torrente Cedron. Cavalca un piccolo ciuchino, seguito e preceduto dai bambini che ridono e corrono come dei matti. Qualche adulto prende dei rami d’ulivo e li agita davanti a lui.
Osanna! Grida qualcuno.
Osanna! Rispondo altri. Sorridono i discepoli.
Sorride, il Maestro.
Non ci sono i sommi sacerdoti, né i farisei.
Nessuno scriba, né dottore della Legge.
Nessun sapiente. Nessun dotto.
Sorride, Gesù.
E noi con lui, passeggiando accanto alla strada.
Osanna mite Messia. Osanna re che non ti prendi troppo seriamente.
Guerriero da burla, condottiero da barzelletta.
Osanna Dio che accetti di entrare nelle nostre vite. Osanna Dio che stai per morire.
Altro è predicare, altro pendere da una croce.
Altro convincere o fondare una religione, altro restare appesi fino ad esalare l’ultimo respiro.
Gesù è disposto a morire per mostrare la verità dei suoi gesti.
Morire per mostrare ad ogni uomo chi è veramente Dio.
Il suo amore ci salva, non il suo dolore. Un amore che manifesta, che mette a nudo, che scuote e stupisce.
La croce diventa, allora, l’ultimo sì detto al Padre.
E all’uomo.
L’ultimo tentativo gravido e fecondo di manifestare Dio.
Capirà l’uomo? Capiremo?
Ora dopo ora, questa settimana, seguiremo l’ultima settimana del Maestro.
Mettendoci al suo fianco, accanto, senza far rumore.
Silenziosi, riflessivi, stupiti, storditi, commossi.
Non ci avviciniamo alla croce per solleticare le nostre emozioni e giustificare i dolori che, invece, Dio ci chiede di superare.
Non lo facciamo per proiettare sul crocefisso le nostre frustrazioni che acquistano dignità se condivise con Dio. Non offendiamo la croce di Cristo pensando di essere anche noi dei cirenei solo perché affrontiamo qualche inevitabile difficoltà.
Restiamo ai piedi della croce per imparare ad amare.
E a fuggire il dolore inutile.
E a lasciarci convertire dallo spettacolo di un Dio che muore per amore.
Buona settimana santa.
Fatevi trovare.