C’è un parallelo tra l’ascolto chiesto dal Padre nel vangelo e l’atteggiamento indicato come espressione di questo ascolto ad Abramo, quello cioè di uscire. Ascoltare conduce ad uscire. La Parola ci fa uscire dalle nostre abitudini che, anche senza essere dei peccati, ci chiudono alla relazione con il Signore e nei confronti degli altri. Per farci uscire dalle nostre abitudini di passività, di rassegnazione e di cinismo, per farci uscire dal nostro peccato, però, non basta la nostra volontà. Per sentire la chiamata di Dio abbiamo prima bisogno di essere salvati, di essere condotti – come Pietro, Giacomo e Giovanni – in un luogo in disparte, di essere avvolti, anche noi, dalla nube dello Spirito Santo. Soprattutto abbiamo bisogno di riconoscere questa voce del Padre che ci invita.
Notiamo che il Padre non ci chiede genericamente di ascoltare, ma ci dice: Ascoltatelo! cioè “Ascoltate Gesù!”.
Proprio in questo risiede la grande differenza tra la voce del Padre nel Nuovo Testamento e nell’Antico Testamento.
Il Padre parla a noi come aveva parlato ad Abramo. Al tempo di Abramo, però, Gesù ancora non era venuto, perciò il Padre gli dice solo: Vai! Esci! A noi invece non dà semplicemente una parola da ascoltare, a noi dice: Ascoltatelo! Cioè “Ascoltate lui, ascoltate Gesù!”.
Ascoltare produce come frutto la benedizione nel doppio senso di questa parola: nel senso che noi siamo benedetti e che a nostra volta diventiamo strumento e segno di benedizione per il mondo.
C’è una parentela molto stretta tra la parola benedizione e le beatitudini. Essere benedetti è entrare nello spirito delle beatitudini. I veri benedetti sono i beati di Matteo perché la loro vita è stata trasformata, perché hanno trovato la gioia, hanno avuto accesso alla consolazione del Signore già nella povertà, nella sofferenza, nelle lacrime. Questo è essere benedetti. Una volta benedetta, la nostra vita diventa beata, cioè assume un senso nuovo, anche quando esteriormente tutto sembra restare come prima. Le circostanze della vita infatti cambiano lentamente, ma il nostro cuore, sotto l’azione della benedizione, si converte per primo e con esso si trasforma il nostro sguardo e lentamente anche il nostro comportamento e tutta la nostra vita.