«Guardate Abramo, vostro padre…»

«Guardate Abramo, vostro padre…»

Nelle parabole del ricco egoista e del povero Lazzaro, c’è un’altra figura che fa la sua comparsa a più riprese: Abramo. Il grande patriarca entra in scena come “padre”. Infatti era lui la radice da cui era sorto l’albero del popolo ebraico, come si legge nel profeta Isaia: «Guardate ad Abramo, vostro padre.. perché io chiamai lui solo, lo benedissi e lo moltiplicai» (Is. 51,2).

Non vogliamo ora dipingere un ideale ritratto di Abramo: lo fa ampiamente la Genesi (11,10-25,11), Paolo delineandone il profilo di credente perfetto (Romani 4 e Galati 3), lo fa l’autore della Lettera agli Ebrei, muovendosi nella stessa linea (Eb. 11,8-19).

Noi ci accontentiamo di sottolineare un dato significativo: Abramo è in comunione eterna con Dio.

Se il suo cadavere fu sepolto accanto a quello di sua moglie Sara nella grotta di Malpela (Genesi 23 e 25,10), la sua vita continua gloriosa in Dio, tant’è vero che Gesù, parlando della resurrezione, esclamerà: «Non avete letto quello che vi è stato detto da Dio: Io sono il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe? Ora, non è Dio dei morti, ma dei vivi!» (Matteo 22,31-32).

Luca poi ha un’espressione suggestiva, «il seno di Abramo», nel quale riposano tutti i giusti, compreso il misero Lazzaro.

È lui solo a evocare questa immagine per indicare la felicità perfetta di coloro che hanno vissuto nella fede e nella giustizia, come il patriarca biblico.

In tutti gli evangelisti c’è un’altra scena, quella del banchetto messianico del Regno di Dio a cui partecipano Abramo, Isacco e Giacobbe e a cui sono invitati i giusti di tutta la terra (Matteo 8,11-12; Luca 13,28-29).