Che vuol dire “mite“?
Dal latino “mitis” significa “tenero, maturo” riferito ai frutti; ed è detto anche di persona che ha carattere dolce e umano, disposto alla pazienza e all’indulgenza.
Dal greco “pràotes”, la parola mansuetudine significa: forza sotto controllo, mentre “pràos”, termine con cui si definisce un cavallo domato, indica il mansueto, colui che permette alla Parola di Dio e allo Spirito Santo di tenere sotto il loro controllo la propria forza e si lascia guidare nell’usarla.
Il termine ebraico che indica la mitezza significa anche povertà. Perciò la mitezza include un atteggiamento di povertà spirituale, di pazienza, dolcezza e fiducia in Dio, che esclude la collera, la stizza e l’irritazione.
Si è o si diventa miti?
Ho sempre ammirato le persone calme, controllate, mansuete, che anche senza parlare ti trasmettono un senso di pace e tranquillità e mi sono sempre chiesto: “beate loro, ma come fanno ad essere così?”. Fino a non molto tempo fa consideravo questo temperamento come innato – o ce l’hai o non ce l’hai – ed in parte è vero che alcuni nascono più calmi ed altri meno; però adesso devo dire che la mansuetudine come frutto dello Spirito Santo non è una prerogativa solo di pochi fortunati, ma è, e deve essere, il normale passaggio del cristiano che si avvia alla maturità della fede.
…che ogni uomo sia pronto ad ascoltare, lento a parlare, lento all’ira (Giacomo 1,19); [Gesù prese a dire…] Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mite e umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre (Matteo 11,29).
Il Signore ci educa in questo con pazienza e determinazione, ci aiuta anche se il nostro temperamento iniziale è tutt’altro che mite.
È stata la riflessione su Mosè che mi ha dato speranza e fiducia. Mosè aveva un carattere certamente violento visto che uccise due egiziani; aveva già 40 anni, ma Dio lo fece abitare per altri 40 anni nel deserto. È qui che Mosè fu “domato” ed imparò l’ubbidienza. Il deserto, ciò che esso rappresenta, è fondamentale per ogni cristiano e lo Spirito di Dio ci fa passare nel deserto (come fece con Gesù) come in un battesimo di fuoco.
Solo dopo 80 anni, negli ultimi suoi 40 anni Mosè fu mandato in Egitto, nella pienezza della sua maturità, e Dio si poté fidare di lui per una missione così importante.
Ecco il miracolo: Mosè il violento assassino dei due egiziani, dopo un lungo periodo nel deserto lavorato, scolpito nell’anima da Dio stesso, era diventato “… un uomo molto mansueto, più di chiunque altro sulla faccia della terra”. (Num 12,3)
“Se Mosé, da assassino violento è diventato il più mite della terra, allora anch’io, con l’aiuto dello Spirito di Dio, posso diventarlo!”
Non occorrono doti particolari se non la fiducia consapevole, ed Egli stesso da questo blocco di pietra che siamo noi, saprà tirare fuori per ognuno di noi la creatura così come l’aveva concepita nella Sua mente.
Il mite è colui/colei che è libero dal bisogno di stare nei primi posti per esser visto dagli altri, perché è diventato capace di servizio disinteressato.