Strana festa, l’Ascensione.
Anzi, un po’ birichina, quasi insostenibile.
Facciamo finta di niente ma, secondo me non ci “sfagiola”.
Proprio quando i discepoli rifiatano per lo spavento di aver visto il Cristo Risorto, ecco che se ne va.
Scusate, ma cosa c’è da festeggiare?
Io avrei preferito che fosse rimasto. Risorto, eterno, un papa accessibile e simpatico come il nostro Francesco.
Nessuna bega ecclesiale, nessun sinodo, nessuna contrapposizione o litigio.
È quello che speravano, immaginavano i discepoli, una volta superata la prova.
È quello che vorremmo noi: un Dio a portata di mano, a disposizione, sempre accessibile.
Non un Dio che carica sulle nostre spalle la gestione dell’avanguardia del Regno che siamo, in attesa del suo ritorno definitivo. Che fregatura!
Dio ci tratta da adulti!
Uomini di Galilea, perché continuate a guardare il cielo?
No, non dobbiamo cercare in cielo il volto di un Dio che ha calpestato la terra.
Lo possiamo cercare là dove ha deciso, per sempre, di abitare: in mezzo ai fratelli più poveri, in mezzo alla comunità di coloro che credono nel Nazareno.
Ma se, invece, Gesù avesse voluto dirci qualcosa di nuovo?
Il Dio presente, il Dio in cui crediamo è il Dio che accompagna, certo, ma che affida il cammino del vangelo alla fragilità della sua Chiesa.
Il Regno sperato dagli apostoli occorre costruirlo, la nuova dimensione voluta dal Signore per restare nel mondo, non è una soluzione magica, ma è una dimensione pazientemente intessuta da ognuno di noi.
L’ascensione segna la fine di un momento, il momento della presenza fisica di Dio.
Ora è il tempo di costruire relazioni e rapporti a partire dal sogno di Dio che è la Chiesa: comunità di fratelli e sorelle radunati nella tenerezza e nella franchezza nel Vangelo.
Cerchiamo Dio, ora, nella gloria del Tempio che è l’uomo, tempio del Dio vivente, smettiamola di guardare le nuvole, se Dio è nel volto povero e teso del fratello che incrocio.asc
Ascendiamo, fratelli: smettiamola di fare i bambini devoti.
Dio – ora – ha bisogno di discepoli adulti, capaci di far vibrare il Vangelo nella vita, capaci di dire la fede in modo nuovo.