Il vangelo di questa domenica di Pasqua rivela più di ogni altro cosa intendiamo quando parliamo di misericordia.
Oggi troviamo Pietro, lui chiamato ad essere primo fra i fratelli. E che, invece, dopo la resurrezione si ritrova ad essere ultimo. Sì, certo, Gesù è risorto. Ma il suo cuore è ancora chiuso nel sepolcro.
Pietro non è ancora riuscito a perdonarsi.
E Gesù lo raggiunge alla fine della sua infinita tristezza.
Manifestando il suo immenso amore per Pietro. E per noi.
Pietro è stato il più presente alle apparizioni del Risorto.
Ma nulla è accaduto, in lui, il suo cuore è rimasto duro e arido.
Gesù è vivo certo, ma non per lui.
Gesù è risorto e glorioso, vivo, ma lui, Pietro, è rimasto in quel cortile.
Pietro crede, certo. Ma la sua fede non riesce a superare il suo fallimento.
È Pasqua, evviva. Ma la mia vita resta sepolta dai miei sbagli o dalla fortuna. Da un lutto o da un dolore, da una malattia o da mille ombre.
È festa per gli altri, non per me.
L’inizio del vangelo di oggi, descrive uno dei più tristi momenti del cristianesimo: Pietro torna a pescare.
Torna a pescare; come a dire: fine dell’avventura, della parentesi mistica, si torna alla dura realtà.
E invece nulla, pesca infruttuosa: il sordo dolore di Pietro allontana anche i pesci.
Ma Gesù, come spesso accade, aspetta Pietro alla fine della notte.
Gesù ci aspetta sempre alla fine della notte. Di ogni notte.
Gesù si comporta con naturalezza, scherza, ride, mangia con loro.
Poi tenta il tutto per tutto e prende da parte Pietro.
L’ultima volta che si erano visti era stato al sinedrio.
«Mi ami, Simone?»
«Come faccio ad amarti, Rabbì, come oso ancora dirtelo,
come faccio?» pensa Pietro.
«Ti voglio bene» risponde Simone.
«Mi ami, Simone?»
«Basta, basta Signore, lo sai che non sono capace, piantala!» pensa Pietro.
«Ti voglio bene» risponde Simone.
«Mi vuoi bene, Simone?»
Pietro tace, ora. È scosso, ancora una volta. È Gesù che abbassa il tiro, è lui che si adegua alle nostre esigenze.
Pietro ha un groppo in gola. A Gesù non importa nulla della fragilità di Pietro, né del suo tradimento, non gli importa se non è all’altezza, non gli importa se non sarà capace.
Chiede a Pietro solo di amarlo come riesce.
«Cosa vuoi che ti dica, Maestro?
Tu sai tutto, tu mi conosci, sai quanto ti voglio bene»
Sorride, ora, il Signore. Sorride.
Pietro è pronto: saprà aiutare i fratelli poveri ora che ha accettato la sua povertà, sarà un buon Papa.
Sorride il Signore e gli dice:
«Seguimi».