I due fratelli, Giacomo e Giovanni, si sentivano importanti. Avevano bisogno solo di una cosa: l’approvazione del Maestro. Stare a destra e sinistra era uno dei più grandi onori in un banchetto, in un’assemblea, durante una lezione pubblica del Rabbi. Su questo punto dobbiamo soffermarci: la Chiesa primitiva non ha avuto timore di riferire anche le più malagevoli esternazioni dei Dodici. Essi non sono presentati dai vangeli come degli arrivati, ma come coloro che per primi hanno avuto bisogno dell’accompagnamento del Maestro.
Siamo sinceri: chi di noi non avrebbe avuto la tentazione di chiederlo? Quanti di noi non desiderano correre affianco al più potente? Alla persona di successo? Quanti non fanno di tutto per esse “visibili” al proprio docente universitario, al direttore d’azienda, al capoufficio, al responsabile, etc…? Non biasimiamo i due fratelli con sufficienza credente o con mentalità spiritualista! Questi due fratelli si lanciano in una richiesta superiore alle loro forze ed esagerano. Gesù, con la sensibilità che gli è propria, non ridicolizza il desiderio dei due, ma lo incanala e lo orienta.
La brama di avere dei posti riservati non è totalmente fuori luogo, ma deve essere ricompresa nell’ottica della buona notizia. La richiesta dei due fratelli, «che non sanno ciò che stanno chiedendo», altrimenti non l’avrebbero chiesto, non può che evocare direttamente il contesto della passione. Quando si scrivono queste pagine di vangelo (tra il 60-80 d.C.) Giacomo, uno dei due fratelli, è già verosimilmente morto, martirizzato a Gerusalemme. Pertanto il calice è già stato bevuto fino in fondo, ma il messaggio di Gesù è che non basta morire per stargli a destra o sinistra. Il martirio non è una condizione del “fine vita”, ma l’atteggiamento quotidiano del dono. Non ci si improvvisa martiri/testimoni davanti alla morte, se non si è vissuta gradualmente la tensione alla testimonianza. In quanto è nell’oggi che si può «bere il calice ed essere battezzati con lo stesso battesimo del Maestro». Occorre chinarsi a servire gli ultimi per essere grandi. Solo chi ha il coraggio di chinarsi può essere grande; solamente chi riesce a vivere da servo (non travestirsi da servo) può entrare nella dinamica del regno di Dio.