Oggi ci poniamo una domanda: perché il giusto viene perseguitato?
Mi sento sovente porre la domanda da amici: perché chi si comporta bene viene perseguitato e invece chi non ha scrupoli sembra che la vita lo premi!
Oggi ascoltando e meditando le letture troviamo una risposta a questa domanda.
Chi diffonde libertà dà fastidio a chi vuole dominare.
Gesù faceva questo, chiamava a libertà: di fronte alle strutture sacre richiamava la voce della coscienza («perché non giudicate voi stessi cos’è bene?» Lc. 12,57), richiamava alla dignità di figli.
Chiedeva di esprimere continuamente misericordia nei confronti degli altri, di riconoscere la loro grandezza, la loro dignità di figli di Dio. Questo certo dà fastidio a chi vuole il dominio.
Ora quello che per noi è importante è capire che anche le forme di persecuzione, di incomprensione, quando nascono dal bene che si vuole fare, quando nascono dalla volontà di rivelare l’amore di Dio, non è qualcosa che si aggiunge dall’esterno, fa parte della stessa missione.
Se diffondiamo il bene, necessariamente sorgono incomprensioni, ostilità, contrapposizioni, perché il bene come tale, nella situazione imperfetta della creazione e dell’umanità, dà fastidio.
Con la prima lettura ci è presentato questo messaggio: il giusto in un modo ingiusto deve attendersi la persecuzione e anche la morte. Nel capitolo 2 della Sapienza, di cui leggiamo una piccola parte, è proprio indicata questa reazione molto facile di fronte a un giusto: «ci mette in imbarazzo, ci dà fastidio con la sua stessa presenza, eliminiamolo; poi se giusto è figlio di Dio e se figlio di Dio, Dio lo proteggerà. Per cui mettiamolo alla prova, condanniamolo a una morte infame, vediamo cosa succede». I giusti erano coloro che accolgono la parola di Dio. Non dobbiamo pensare che la sofferenza sia una prova di Dio, lui ci conosce e non ha bisogno di nessuna prova! Non è necessario soffrire per essere giusti e non è una fatalità. Ci è chiesto di camminare nella direzione del bene, dell’amore di Dio, per questo è necessario chiederci sempre quali sono le ragioni delle nostre scelte, anche quando operiamo il bene. Perché lo facciamo? Realmente per diffondere il dono di Dio, il suo Amore, per comunicare forza di vita agli altri? O perché vogliamo apparire, perché vogliamo emergere, dominare sugli altri, crescere nella nostra autorità, fare carriera? Se le ragioni sono queste, pur facendo il bene, non cresciamo come figli di Dio, operiamo il male! Ciò che vale non è cosa facciamo, ma il messaggio di vita che trasmettiamo, la forza che comunichiamo agli altri: questo eleva l’umanità, il resto passa tutto, scompare tutto.