Fratel Arturo Paoli, sacerdote e Piccolo Fratello del Vangelo, è morto nella notte di lunedì, a 102 anni, alle 0:45 nella sua abitazione presso la Canonica della parrocchia di San Martino in Vignale (Lucca). Era nato il 30 novembre 1912.
«Io che sono arrivato all’epilogo vi dico che l’esistenza è bella. Non è facile, ma è bella. Nessuno è una foglia destinata a cadere, nessuno di noi può dire: “io non c’entro, perché la storia è fuori di me”.»
«Ognuno, per il fatto che respira, cammina, agisce, sceglie, è responsabile del bene e del male, può scegliere se immettere nel mondo bellezza e amore oppure morte, odio, separazione. Abbiate il proposito di non rendere la nostra società sterile e senza vita, ma di farla sobria e laboriosa. Applicatevi allo studio e al lavoro, pensate a chi ha più bisogno, agli emarginati, ai poveri. Non c’è bellezza più grande dell’amore».
Parlaci della tua esperienza di fede…
«Durante l’esperienza della vita di fede ci viene tolta sempre più gradualmente la nostra iniziativa: nella relazione con Dio noi siamo totalmente passivi. Come posso io chiedere a Dio di ascoltarmi, di occuparsi di me? Non si può, Dio è sempre più in là. Però penso che Dio, vedendo la nostra debolezza, la nostra struttura umana, si lascia invocare, supplicare, accetta una relazione che è fatta più dall’uomo che da Lui. Dio accetta la rozzezza di questa relazione, prende sempre più posto dentro di te, ti fa rinunciare ai tuoi desideri personali, alle tue iniziative, ai tuoi sogni, ai tuoi progetti. E senti che tutto ciò che ti aiutava ad avere una relazione con Lui non ha più senso, perché Lui ti occupa completamente. Io ho cercato di essere sempre fedele a ciò che ci prescriveva la Chiesa nella preghiera, nella meditazione mattutina, ecc. Ora non potrei più perché dedico molto più tempo di quello che dedicavo nel passato a Dio. Ma è più ascolto che Parola. L’ascolto è nel deserto, non si ha più bisogno di ricorrere a santi, letture, parole o a un libro o alla spiritualità. L’ascolto ti blocca lì dove sei e ascolti senza sapere veramente cosa. Ma senti che ascolti. Ti apri. Se dovessi dire quali sono le parole della mia preghiera sarebbero: ‘vieni’ ed ‘eccomi’».
Il giorno del suo 100° compleanno, fratel Arturo – nella meditazione fatta nel corso della veglia di preghiera in onore del Beato Charles de Foucauld – ha letto la preghiera di Mauricio Sila, il “fratello netturbino”. Membro della Fraternità dei Piccoli Fratelli del Vangelo, nato a Montevideo, scomparso il 14 giugno 1977 e poi barbaramente ucciso per volontà della dittatura che imperversava in Argentina e che non tollerava che un prete potesse condividere la vita con i più poveri.
Signore, io so che Tu sei
nella fede luminosa
di una notte stellata,
di un giorno radioso
d’azzurro e di sole.
Io so che Tu sei
nella speranza gioiosa
di un bimbo che nasce,
di una lettera che arriva,
di un amico che torna
Tu sei,
io so che Tu sei
nell’amore immenso
di braccia che ti stringono
e nella tenerezza
della mano che mi è tesa.
Ma so anche che Tu
sei nella fede spoglia e nuda,
quando giorno per giorno
mi parla di routine
di lavoro e di povertà,
e la mia anima si immerge
nella tenebra totale.
Io so che Tu sei
quando la speranza
è ripida salita,
la vetta è incerta
e le mie forze vengono meno
Tu sei.
Io so che Tu sei
quando amare è un solco
umile e nascosto
che chiama il grano
per essere fecondo
e morire in solitudine.
Io so che Tu sei
Signore colui che credo,
Signore colui che attendo
Signore, io so che mi ami,
Io so che Tu sei.