«Dimorate in questo amore, restateci»

«Dimorate in questo amore, restateci»

Il primo messaggio del vangelo di oggi è semplice: lasciamoci amare.
Tutto il vangelo conduce a questa unica, disarmante verità: siamo amati. Amati da Dio che ci ha voluti, pensati, siamo preziosi ai suoi occhi.
Non è facile credere questo, lo so bene: molti, fra noi, fanno esperienza di mediocrità, di dolore, di solitudine.
Il mondo ci ama solo se abbiamo qualcosa da dare, Dio ci ama non perché siamo amabili, ma perché ci ha creati. Tutta la nostra vita consiste nello scoprirci amati.
Dio non può che donare il suo amore, dicevano i Padri della Chiesa, fa parte della sua natura profonda.
E se già abbiamo scoperto di essere amati, Gesù insiste: dimorate in questo amore, restateci.
Dopo avere cercato Dio, affascinati da qualche cristiano significativo, dopo avere scoperto che, in Gesù, anche noi siamo suoi figli, tutta la nostra vita diventa attesa di pienezza, manifestazione dell’amore di Dio. E possiamo dimorare solo osservando i comandamenti.

Stride, questa richiesta, la parola “comandamento” ci rimanda alla regola, alla norma, al tribunale.
No, perché Gesù è venuto a donare un nuovo “comandamento”: imita il Padre che ti ama e riama te stesso, gli altri, Lui.
I “comandamenti”, allora, non diventano una serie di norme da osservare per meritare l’amore, ma il modo di manifestare questo amore.
Quando mi occupo di mio figlio, lo vesto e gli preparo colazione per portarlo a scuola, non sto seguendo il protocollo del buon genitore, sto esplicitando nella concretezza il fatto di occuparmi di lui, di volergli bene!

Un amore totale che redime e salva questo mondo egoista e piccino.
Cercare di imitare questo amore, lasciandolo fluire in noi ci riempie il cuore di gioia.
Un amore, come ci diceva Gesù domenica scorsa, che non è egoista e che non si lascia divorare dall’altro, una vita donata e ripresa, una relazione consapevole che non lascia l’emozione dominarci ma diventa consapevole scelta di amare.
Posso anche avere una vita sfortunata e intessuta di dolore, ma la gioia permane, perché so di essere partecipe di un grande progetto d’amore che mi coinvolge.

Questo amore che fluisce ci fa scoprire di essere figli, non servi.
Figli di Dio, a sua immagine proprio perché capaci di amare.

E l’amore genera, porta frutti di redenzione e di vita eterna.

Lo Spirito sospinge Pietro (1 lettura) nella casa di Cornelio, centurione romano, e vince le sue resistenze. Mentre si fa mille problemi – è davanti ad un pagano impuro! – lo Spirito sopraggiunge e scende su tutti gli abitanti della casa. Pietro è perplesso: come può rifiutare il battesimo a chi ha già ricevuto l’effusione dello Spirito?
Così anche per la Chiesa: se si lascia condurre dallo Spirito, se    mette l’amore al centro (e non la regola, che pure esplicita l’amore    se fatta bene) porta frutti di conversione.