Il confronto fra Corano e Bibbia non è facile, così come non è facile il dialogo tra Islàm e Cristianesimo; eppure è quanto mai utile, perché è soprattutto dalla conoscenza reciproca che può nascere lo stimolo al rispetto e alla convivenza pacifica.
I due termini del confronto, cioè il Corano e la Bibbia, pur essendo considerati entrambi libri sacri, hanno per le rispettive religioni un valore assai diverso.
Per i musulmani, infatti, il Corano è la stessa Parola di Dio, il suo Verbo, e occupa nell’Islàm la posizione centrale occupata da Gesù nel Cristianesimo. Come per i cristiani il Verbo si è fatto uomo in Gesù, così per i musulmani si è fatto Libro nel Corano.
Perciò, in prospettiva islamica, il Corano non corrisponde alla Bibbia o al Vangelo, ma a Cristo.
Già i titoli dei due libri indicano la loro diversità.
“Corano”, infatti, è un nome verbale arabo che significa “lettura ad alta voce”, “recitazione”. È perciò un libro che va proclamato come Parola di Dio e va ascoltato con religiosa riverenza e in silenzio, in modo che “pelle e cuore si inteneriscano al ricordo di Dio” (Sura 39,23).
“Bibbia” deriva, invece, dal greco e significa originariamente “libri”. Successivamente il termine si latinizzò e diede origine nel medioevo al sostantivo italiano “Bibbia”, come a dire “libro per eccellenza”.
Mentre il Corano è un solo libro di 114 sure o capitoli, un po’ più corto del Nuovo Testamento, la Bibbia (secondo il canone della Chiesa cattolica) è una raccolta di ben 73 libri, 46 scritti prima di Cristo e detti perciò “Antico Testamento”, e 27 scritti dopo Cristo e chiamati “Nuovo Testamento”.
Il Corano cita 18 volte la Torah o Pentateuco, cioè i primi cinque libri della Bibbia, quattro volte i salmi e dodici volte il Vangelo (sempre al singolare e senza fare mai il nome degli evangelisti), chiamandolo “Libro luminoso” (Sura 35,25).
Per l’Islàm, Dio ha rivelato il Corano a Maometto nel corso di una ventina d’anni (610-630 d.C.), dettandoglielo parola per parola, anzi lettera per lettera, tramite l’angelo Gabriele (Sura 2,97), quindi nell’Islàm è direttamente Dio stesso l’autore del Libro sacro.
Anche per noi cristiani l’autore del messaggio biblico è Dio stesso, ma più come “ispiratore”, non annullando con ciò la personalità dello scrittore sacro (il suo stile di scrivere, la sua visione religiosa ecc.), ma solo gli impedisce di commettere errori in campo dogmatico e morale.