«Concedi al tuo servo un cuore docile»

«Concedi al tuo servo un cuore docile»

Nella prima lettura, Salomone figlio e successore del re Davide nella guida di Israele, fra tutte le richieste che può fare, chiede a Dio un cuore docile per amministrare la giustizia e distinguere il bene dal male. Un cuore che risulta davvero “intelligente”.
L’etimologia della parola intelligenza si fa risalire all’avverbio latino intus = dentro ed al verbo latino legere = leggere.
Quindi, l’intelligenza è la facoltà di comprendere la realtà non in maniera superficiale ma, andando oltre, in profondità, per coglierne gli aspetti nascosti e non immediatamente evidenti.

In questa estate, tempo della dimenticanza, ricordiamoci del Papa emerito Benedetto XVI, preghiamo per lui come egli fa ogni giorno per noi. Benedetto così commentava in un’udienza, la prima lettura di oggi su Salomone: «Per prima cosa egli offrì a Dio un solenne sacrificio – ‘mille olocausti’, dice la Bibbia. Allora il Signore gli apparve in visione notturna e promise di concedergli ciò che avrebbe domandato nella preghiera».

«Qui si vede la grandezza d’animo di Salomone: egli non domanda una lunga vita, né ricchezze, né l’eliminazione dei nemici; dice invece al Signore: ‘Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male’. E il Signore lo esaudì, così che Salomone divenne celebre in tutto il mondo per la sua saggezza e i suoi retti giudizi».

Salomone pregò dunque Dio di concedergli “un cuore docile”. “Che cosa significa questa espressione?”, ha chiesto il Pontefice.
Visto che «il ‘cuore’ nella Bibbia non indica solo una parte del corpo, ma il centro della persona, la sede delle sue intenzioni e dei suoi giudizi», si potrebbe dire che la risposta è “la coscienza”.

«’Cuore docile’ allora significa una coscienza che sa ascoltare, che è sensibile alla voce della verità, e per questo è capace di discernere il bene dal male». «Ognuno di noi ha una coscienza per essere in un certo senso ‘re’, cioè per esercitare la grande dignità umana di agire secondo la retta coscienza operando il bene ed evitando il male”, ha avvertito, constatando che “la coscienza morale presuppone la capacità di ascoltare la voce della verità, di essere docili alle sue indicazioni». «Le persone chiamate a compiti di governo hanno naturalmente una responsabilità ulteriore, e quindi – come insegna Salomone – hanno ancora più bisogno dell’aiuto di Dio», «ma ciascuno ha la propria parte da fare, nella concreta situazione in cui si trova».

Benedetto XVI ha quindi sottolineato che «una mentalità sbagliata ci suggerisce di chiedere a Dio cose o condizioni di favore».
In realtà, ha commentato, «la vera qualità della nostra vita e della vita sociale dipende dalla retta coscienza di ognuno, dalla capacità di ciascuno e di tutti di riconoscere il bene, separandolo dal male, e di cercare pazientemente di attuarlo». Per questo, ha esortato a chiedere l’aiuto della Vergine Maria, il cui cuore «è perfettamente ‘docile’ alla volontà del Signore». «Pur essendo una persona umile e semplice, Maria è una regina agli occhi di Dio, e come tale noi la veneriamo» ha concluso.

«La Vergine Santa aiuti anche noi a formarci, con la grazia di Dio, una coscienza sempre aperta alla verità e sensibile alla giustizia, per servire il Regno di Dio».