È la tentazione suprema. L’ultima tentazione è posta nel monte, cioè il luogo di abitazione della divinità. Questo monte, definito molto alto, è perciò il massimo della divinità. Nella cultura di quell’epoca, ogni persona che deteneva una qualunque forma di potere aveva la condizione divina. L’imperatore veniva considerato un dio, un figlio di io, e così il re, il faraone. Tutti coloro che detenevano il potere erano considerati di natura divina, ma per Gesù la sua natura divina, la sua figliolanza con Dio non si manifesterà nel potere, nel dominio, ma nell’amore e nel servizio.
Satana mostra a Gesù tutti i regni, allo stesso modo in cui Dio mostra a Mosè, salito sul monte Nebo, tutto il paese (Dt 34,1-4). Ma mentre qui viene mostrato un territorio da conquistare, Gesù su di un monte, il monte della resurrezione, inviterà i suoi ad “andare in tutto il mondo ponendosi in un atteggiamento di servizio».
C’è il Salmo 2, in cui al versetto 8 Dio dice al suo Messia: «Ti darò in possesso le genti e in dominio i confini della terra. Le spezzerai con scettro di ferro, come vasi di argilla le frantumerai» (Sal 2,8-9).
Il Messia della “tradizione” è un Messia che impone l’ordinamento di Dio attraverso la violenza. Di conseguenza, le tentazioni non sono qualcosa di cattivo che è facile per Gesù evitare, ma viene a lui proposta la tradizione religiosa di Israele, quella radicata nel popolo. Sei il Messia? Devi dominare le nazioni e, addirittura, le dovrai spezzare con scettro di ferro e frantumarle come vasi di argilla.
Perciò il tentatore non è il diavolo della nostra tradizione che si presenta in maniera orribile – ed è perciò facile dire “Vade retro Satana” -, ma i tentatori sono i farisei, la parte più spirituale del popolo, sono gli scribi, questi teologi che parlano con autorità e con mandato divino. Essi dicono: “Sei il Messia, sei il figlio di Dio? Guarda che il Salmo 2, la parola di Dio, dice che il Messia dovrà dominare e schiacciare gli altri popoli”.
Questo è il monte della tentazione, nel quale viene presentato un episodio della vita di Gesù, e qual è il significato ? La condizione divina, rappresentata da un monte molto alto, non si ottiene attraverso prodigi straordinari, dominando e schiacciando gli altri, ma mettendo la propria vita al servizio di tutti. Non con delle pietre che diventino pane a proprio vantaggio, ma con il fare se stesso pane a vantaggio degli altri.
Queste sono indicazioni che, se ben comprese, non rimangono in un episodio della vita di Gesù, ma si possono riflettere nella vita di noi tutti.