Paolo scrivendo ai Corinzi, nella seconda lettura di oggi, richiama la sua vocazione a predicare il Vangelo ma non con un discorso sapiente «perché non venga resa vana la croce di Cristo» (v. 17). Si introduce così l’aspetto negativo del tradimento del discepolo che, anziché donarsi totalmente alla costruzione del regno, resta invischiato nella palude dell’egoismo, dell’orgoglio e dei giochi di potere.
La comunità cristiana di Corinto, infatti si è frantumata in un ammasso di sette e di gruppuscoli dominati da vari patroni e capi. Come scriveva Thomas Merton, «il corpo di Cristo è ridotto ad essere un corpo di ossa spezzate». Paolo reagisce con vigore reclamando il ritorno all’autenticità della vacazione cristiana. L’indivisibilità del Cristo personale a cui tutti i cristiani appartengono, il valore salvifico unicamente posto nella croce di Cristo, il battesimo, unica sorgente di vita, che devono riportare la comunità ecclesiale al suo splendore primitivo. Cristo ancora la chiama e le lancia lo stesso messaggio. Anche se è coinvolta nelle oscurità e nelle contraddizioni, essa deve riascoltare quella voce e di nuovo incamminarsi seguendo il suo Maestro.