E l’angelo si allontanò da lei (Lc 1,28)

E l’angelo si allontanò da lei (Lc 1,28)

Se c’è una pagina che nel vangelo ci avvolge, anche letterariamente, più di ogni altra nel mistero questa è proprio la narrazione della annunciazione. Dal volo dell’angelo che sovrasta la Galilea per raggiungere quella donna, alla partenza dell’angelo che ci lascia ammutoliti davanti alla profondità incomprensibile di un consenso totale. Come in un gioco di scatole cinesi il vangelo ci fa trovare davanti all’ultima scatola, la più piccola, la più interna, ancora chiusa: il cuore e il seno di Maria, liberata dalla scatola che la conteneva e che l’angelo apre: l’umiltà della sua serva che il Dio salvatore sta guardando (Cfr. Lc 1,48). Non possiamo non vedere nel racconto di Luca lo sguardo attento, carico di affetto, e di trepidazione di Dio che guarda la sua creatura che nella piena libertà si è fatta serva e madre del creatore.

Ecco la serva del Signore.
È la scelta libera che rende capaci di diventare servi. L’incapacità o l’impossibilità di scegliere riduce l’essere umano a schiavo, anche di se stessi, delle proprie idee o dei propri pregiudizi. La prima libertà non è quella dai condizionamenti esterni, dalle costrizioni ambientali; la prima libertà è quella da se stessi e dalle proprie chiusure, da una visione ristretta della vita, delle relazioni, delle cose; è la libertà che apre all’altro, che ci dispone alla fiducia, alla bellezza delle relazioni. Ecco Maria si fida di quanto le viene detto dallo sconosciuto Angelo che gli si fa davanti; non è mera creduloneria, la sua, che accetta tutto indiscriminatamente, senza porsi domande o cercare risposte: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Si fida dell’interlocutore e accoglie quello che le dice su se stessa e su Elisabetta, sua parente. Poi andrà a trovare Elisabetta per condividere con lei questo avvenimento incredibile, ma prima accoglie la Parola, si rende disponibile, si fida!

Non temere, Maria
È la scatola del timore che tiene ben chiuse tutte le altre. La paura dell’altro o dell’avvenimento, o di quello che può succedere. Sono mille le paure o i timori che ci tolgono la libertà, la capacità di scegliere o di decidere. Siamo passati dalla cultura della chiave nella porta e la seggiola in strada alla cultura della porta blindata e dei sistemi di allarme. I propagatori di paure hanno libero gioco nel condizionare scelte della gente sia economiche che politiche, nel favorire una cultura della esclusione e dello scarto (EG 53-54). Anche in ambito religioso è la paura che ci chiude “nelle strutture che ci danno una falsa protezione, nelle norme che ci trasformano in giudici implacabili, nelle abitudini in cui ci sentiamo tranquilli” (EG 49). Al timore l’angelo contrappone la “Grazia”, il dono gratuito di Dio. Accogliere il dono di Dio ci libera dalle paure e ci rende accoglienti. «Il principio del primato della grazia dev’essere un faro che illumina costantemente le nostre riflessioni sull’evangelizzazione». (EG 112)

Rallègrati, piena di grazia
Ecco il primo annuncio, la Buona Notizia, la chiave che apre il meccanismo di tutte le chiusure, il Vangelo che ci fa entrare nel mistero stesso di Dio, che “riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù” (EG 1). È il primo frutto dell’incontro con l’angelo… l’immaginazione degli artisti ha riempito, nei secoli, di fantasia e di simboli la rappresentazione: figure alate, colombe, gigli, raggi di luce, stanze austere, atteggiamenti devoti, forse troppo seriosi per un incontro che si apre con un annuncio di gioia. Luca non entra nei particolari descrittivi ci lascia liberi ad ogni immaginazione, ma comunica quello che serve per la nostra fede: l’incontro e la gioia che quell’incontro esprime. Ce lo ricorda papa Francesco: “Invito ogni cristiano, in qualsiasi luogo e situazione si trovi, a rinnovare oggi stesso il suo incontro personale con Gesù Cristo o, almeno, a prendere la decisione di lasciarsi incontrare da Lui, di cercarlo ogni giorno senza sosta”.